10 Domande 

10 Risposte

Uno scambio di battute sul mio esordio sportivo in infanzia e sul come e perché sono un osteopata specializzato in sport!

1. Prima di parlare della tua professione, parlaci di te e del tuo passato da atleta: dall’infanzia fino all’età adulta. So che hai praticato diversi sport che hanno arricchito parecchio il tuo bagaglio motorio.


La mia esperienza sportiva è iniziata come per molti in piscina, imparando a nuotare e sviluppando l’acquaticità, abilità che come sappiamo, se stimolata adeguatamente in giovane età rimarrà per tutta la vita. Dopo alcuni anni e le prime “garette” vinte passai nella squadra di pre-agonistica dove gli allenamenti erano più organizzati, si iniziava a prestare attenzione alla tecnica e all’inquadramento negli stili in cui si era più portati, per me il dorso e lo stile libero. Dopodiché passai agonista, cambiando anche società, arrivando a quello che per me e tanti altri è stato lo spartiacque tra il continuare ad alto livello e il chiudere con la piscina. Nell’agonismo, all’epoca, tutto era incentrato solo sul nuoto, senza includere alcun tipo di attività complementare, allenamenti 6 giorni su 7 e domenica: gara! Il tutto sommato al periodo adolescenziale! Ho chiuso con la piscina a 12 anni, dopo 6 anni di nuoto, e non vi avrei messo più piede fino ai 16 anni per conseguire il Brevetto di Salvataggio (Assistente Bagnanti FIN). Dopo il nuoto si é aperto per me un mondo su tanti sport differente, un grande amore sono state le arti marziali con il Jeet Kune Do, l’arte di Bruce Lee. Ma ho anche avuto una veloce carriera nel CUS Bologna con l’Hockey su prato, quasi sconosciuto in Italia! Poi dal 2010 inizio la mia formazione come istruttore di yoga, ginnastica posturale, allenamento funzionale e calisthenics. Tutte attività varie e diverse tra di loro, ma accomunate dal piacere di muovere il corpo per migliorare il proprio stato di salute. Nel 2017 mi prendo una pausa per fare il punto della situazione nella mia vita, mi trasferisco nel sud della Spagna, e lì, scopro la corsa. Non ero mai stato un runner, e in un anno, senza nessun programma particolare, ma godendomi ogni giorno la bellezza della corsa sul corpo e sulla mente sono arrivato a terminare la mia prima mezza maratona. L’anno seguente mi ha portato in viaggio verso le mie origini, l’India, dove ho approfondito e sperimentato una forma di ginnastica per la mente, la meditazione. Questo sicuramente é un capitolo a parte, ma chiunque pratichi sport, sa quanto sia importante l’aspetto mentale soprattutto se vogliamo raggiungere obiettivi importanti. Ad oggi con il triathlon, mi sento di aver fatto pace con la piscina, che anzi rimane una delle attività più appaganti. Ritrovo il piacere della corsa ed anche nuove sfide come la bici. Il tutto condito dall’importanza di uno stile di vita che sostenga corpo e mente verso un miglioramento continuo che va ben oltre alla sola competizione sportiva ma riguarda la salute in generale.


2. Lato professionale qual è il tuo background e quali sono le tue specializzazioni come osteopata e terapista manuale?

L’osteopatia è la mia “arte” attraverso la quale posso esprimere un insieme di competenze ed esperienze che sono variegate, un po’ come il mio bagaglio sportivo. Inizio la mia formazione come massaggiatore con l’ayurveda, il massaggio tradizionale indiano, poi via via inizio ad approfondire tecniche di massaggio sportivo e terapia manuale, nel contempo ottengo la qualifica di istruttore di ginnastica posturale e ad un corso a Roma un osteopata tiene una breve lezione dimostrativa sull’approccio posturale e manipolativo osteopatico, e per me é una folgorazione, sembrava quasi magia ed é così che mi iscrivo alla scuola Triennale di Osteopatia per lo Sport, che mi porta al primo titolo di osteopata a cui poi aggiungerò un ulteriore corso triennale presso la International Osteopathic Academy. Attualmente sono iscritto al secondo anno di scienze motorie perché di imparare non si smette mai e credo che attualmente avere un titolo accademico sia la strada giusta e più professionalizzante per il mondo dello sport ed il movimento in generale.

3. Come e quando hai scoperto il triathlon e perché ti ha conquistato?

Il Triathlon mi é stato suggerito da Nicholas, quindi é grazie a lui che ho scoperto la triplice disciplina. Inizialmente la cosa che più mi spaventava era la mole di allenamenti. Solitamente ci si allena tutti i giorni e a volte anche due allenamenti al giorno! Ma tutto questo é stato risolto grazie al Coach Francesco Aluigi, allenatore di Nicholas ed ora anche il mio. Insieme al Coach abbiamo testato quale fosse il mio livello di allenamento iniziale e poi abbiamo iniziato una programmazione di costruzione di base attraverso allenamenti sulle tre discipline. Quello che mi piace di più del triathlon é la possibilità di passare tempo all’aria aperta, il che vuol dire allenarsi praticamente con qualsiasi condizione, estate e inverno! Inoltre il triathlon mi sta insegnando molto sulla pazienza, sull’essere focalizzato sugli obiettivi e sul programmare rimanendo flessibile. Come dicevo lo sport é sempre l’unione di corpo e mente!

4. Quando è scattata dentro di te la molla di andarti a focalizzare a livello professionale sugli sportivi ed in particolare verso chi pratica triathlon?

Sicuramente il triathlon é uno sport emozionante, quando si nomina la parola IronMan, già si evoca una sfida verso se stessi, verso il superamento dei propri limiti, anche se sappiamo bene che una gara come l’IronMan é il risultato di anni di allenamento e dedizione. É proprio questa passione che mi stimola a lavorare con atleti di Triathlon perché aiutare gli altri a battere il loro record personale, o finire la loro prima gara é per me come tagliare un traguardo insieme a loro. Insieme al Coach Aluigi, stiamo creando un lavoro di team rivolto agli atleti che vogliano raggiungere i loro obiettivi.

5. A quali altri tipi di sportivi, oltre a chi pratica triathlon (nuoto, bici, corsa) ti rivolgi?

Al momento un altro atleta che é sotto le mie mani Osteopatiche é Filippo Mercuriali, atleta di SUP, Stand Up Paddling surf, una disciplina divertente, giovane ma molto impegnativa fisicamente per la particolarità dell’impegno fisico anche su lunga distanza. Inoltre sono l’osteopata del Gambettola Calcio che milita in Promozione. Quindi ho sotto le mani una bella varietà di sport e sportivi differenti con esigenze diverse. Per questo ogni trattamento deve essere personalizzato.

6. Oltre ad essere un osteopata sei anche un istruttore di yoga. Come mai sarebbe fondamentale anche per gli sportivi in generale praticare yoga?

Lo yoga é una disciplina completa che mette in comunicazione la mente ed il corpo in modo pratico e dinamico. Molti credono che lo yoga sia solo rilassamento e meditazione, altri credono sia solo stretching. La verità é che lo yoga é prettamente pratico, quindi ad esempio quando eseguiamo una posizione, chiamata asana in sanscrito, dobbiamo sviluppare consapevolezza del movimento, quindi coordinazione ed equilibrio, poi dobbiamo usare una respirazione coerente col movimento ed infine eseguire tale gesto che richiede mobilità articolare, forza ed equilibrio, a volte tutte insieme, basta pensare alla posizione della verticale sulle mani! Inoltre abbiamo dei momenti di meditazione e di esercizi di controllo del respiro che ritengo siano parti fondamentali dello yoga. Per lo sportivo quindi non dovrebbe essere solo uno strumento di recupero attivo, ma proprio un momento in cui andare a sviluppare capacità specifiche complementari al triathlon o allo sport praticato.

7. Tema prevenzione degli infortuni: molte volte gli atleti, soprattutto amatori, considerano gli esercizi generali come allenamento a corpo libero, yoga, recupero attivo utilizzando attrezzi come il foam-roller o anche una semplice sessione di stretching, come una perdita di tempo e se la fanno, la svolgono in maniera sbagliata o per così dire tirata via. Perché sarebbe invece opportuno concentrarsi su questo tipo di attività e farsi guidare da una persona esperta, soprattutto per un amatore o qualcuno che non ha un bagaglio sportivo sviluppato durante la propria infanzia?

Il problema dell’amatore é il volere tutto e subito, oppure l’avere tempi ridotti per allenarsi e quindi focalizzarsi sempre su quello che si ritiene prioritario. Identificare un’attività complementare é fondamentale per l’amatore perché oltre al carico degli allenamenti ha anche una vita lavorativa e famigliare sicuramente impegnativa. Immaginiamo dopo 8 ore di ufficio o di fabbrica, correre per 1 ora o pedalare per 2 ore, questo tutti i giorni, per anni. Tutte le azioni ripetitive vanno a creare delle posture errate, degli scompensi muscolari che possono solo peggiorare nel tempo. Quello che deve capire l’amatore é che lo sport deve aiutare a migliorare la salute soprattutto sul lungo periodo. Non siamo degli atleti professionisti dove lo sport é anche il nostro lavoro e dobbiamo tirare fuori dei risultati a tutti i costi, a volte anche rimettendoci la salute, ma anzi, tutto l’opposto. Per questo imparare a prenderci cura del nostro corpo attraverso tecniche specifiche di stretching e riequilibrio posturale sono le chiavi per poter vivere e praticare sport in salute per lungo tempo.

8. Perché la maggior parte delle persone e degli sportivi si rivolgono ad una figura come la tua solo dopo che il danno è stato fatto e non già da prima per andare a cercare di evitare e/o prevenire eventuali infortuni?

Il concetto di prevenzione ancora nel nostro paese non é ben diffuso, fortunatamente molti genitori che hanno pagato sulla loro pelle l’aver tralasciato alcuni “acciacchi” iniziano a portare i loro figli già in tenera età per un check-up posturale e osteopatico. Sicuramente un investimento sulla salute dei loro figli. Invece l’atleta amatore che arriva già con un problema manifesto più o meno grave é purtroppo la persona che non ha avuto lungimiranza e ha sottoposto il proprio corpo a un carico eccessivo. Purtroppo, quello che sappiamo é che quando il danno é stato fatto é più difficile recuperare al 100%. Quindi la regola la conosciamo tutti: prevenire é meglio che curare. Individuare un professionista di riferimento per il proprio check-up osteopatico é parte integrante dell’allenamento. Solitamente consiglio una seduta al mese di massaggio sportivo a scopo preventivo e per migliorare il recupero muscolare.

9. Periodo Covid-19. Come hai dovuto rimodulare la programmazione delle attività che offri ai tuoi clienti, considerando anche che non potevano uscire di case per praticare attività sportiva o di mobilità, soprattutto indoor?

Grazie alla tecnologia è stato possibile stabilire un contatto diretto, valutare e proporre esercizi specifici per gestire la difficile situazione di lock-down. Ho creato anche un protocollo di test muscolari e articolari che possano essere eseguiti in modo semplice e così attraverso una video-chiamata cercare di identificare quale possa essere il problema. Ovviamente, la manipolazione osteopatica ed il massaggio non possono essere sostituiti, ma sono soddisfatto perché dal problema del lock-down ho sviluppato un servizio on-line a distanza molto utile soprattutto nella gestione ordinaria dell’atleta. Infatti molto spesso durante l’esecuzione di esercizi di potenziamento o di riequilibrio muscolare è normale che ci siano piccoli errori di esecuzione che possono essere corretti tramite una semplice video-chiamata senza comportare spostamenti e relative perdite di tempo. Un’altra attività di cui sono molto contento è stato offrire una sessione di pratica di mindfulness e meditazione ogni giorno per tutto il lock-down, in questo caso la tecnologia ci ha unito e ha permesso di scambiare punti di vista e condividere nonostante il momento difficile che abbiamo vissuto.


10. Un’ultima domanda un po’ più personale sulla nostra relazione atleta-professionista. Ci conosciamo da tantissimi anni e la nostra è un’amicizia di lunga data. Come mai hai deciso di seguirmi nel percorso di realizzazione del mio sogno (finale mondiale IronMan alle Hawaii, ndr) e qual’è e quale sarà il metodo di lavoro che imposteremo insieme in concerto con altri professionisti come il Coach?

Ci siamo trovati in modo naturale a ragionare uniti verso un obiettivo comune, ognuno apportando le proprie conoscenze ed esperienze professionali. Giorno dopo giorno ci siamo resi conto di essere un vero e proprio Team, di condividere la passione e la visione, e quindi il decidere di seguirti e aiutarti a realizzare il tuo obiettivo a Kona è il risultato di tutto questo. Dal punto di vista pratico, l’obiettivo è chiaro, il Coach stabilisce un programma di allenamento ben calibrato, con carichi di lavoro, recupero e periodizzazione specifica. In sinergia con l’Allenatore, si stabiliscono dei momenti di controllo, dei check-up osteopatici e posturali per assicurarsi che il corpo ed il metabolismo stiano rispondendo in modo positivo agli stimoli allenanti. Inoltre durante la programmazione è bene lavorare con esercizi mirati al riequilibrio posturale e per scaricare la muscolatura più sollecitata. Quindi la prevenzione è l’arma più importante per la salute dell’atleta, ma ovviamente esistono anche gli imprevisti come contratture, piccole distorsioni o affaticamenti muscolari e per questo è necessario intervenire tempestivamente con le adeguate tecniche. Il vantaggio di avere l’allenatore e l’osteopata che lavorano in sinergia è quello di una costante comunicazione e scambio di informazioni per gestire l’atleta nella stessa direzione. Purtroppo quello che accade quando non vi è un team di lavoro unito è che l’allenatore programmi un allenamento di carico e l’osteopata/massaggiatore effettui una seduta di massaggio decontratturante, portando così il corpo a ricevere due stimoli opposti che non porteranno ne’ benefici all’allenamento ne’ al fisico dell’atleta.

Tratto dal Blog di Nicholas Montemaggi, atleta di Triathlon IronMan

https://nicholasmontemaggi.it/sport/10-domande-naciketa-tiwary-osteopata-sport-specialist/